PRATICHE DI GENERE

N°166

S.A.I.D.A. (Solidali Amiche Insieme Diventiamo Autonome)


Soggetto attuatore
Comune di Vercelli –Settore Politiche Sociali

Ambito
Diritti umani, prevenzione e contrasto alla violenza di genere
Pari Opportunità e inclusione sociale

Tipologia/e di azione
Azione alle persone
Percorsi integrati per l’inserimento lavorativo
Altre eventuali tipologie di azione: interventi finalizzati all’inclusione socio-lavorativa delle vittime di violenza, grave sfruttamento e tratta.

Destinatari
Solo donne
Disoccupati/e
Disabili
Categorie Svantaggiate: donne vittime di violenza, grave sfruttamento e tratta

Partnership
• PROVINCIA DI VERCELLI – CENTRO PER L’IMPIEGO; • CO.VER.FO.P (CONSORZIO VERCELLESE PER LA FORMAZIONE PROFESSIONALE); • ASSOCIAZIONE LIBERAZIONE E SPERANZA ONLUS; • CONSORZIO SOCIAL B SCS; • S.E.N.A.P.E. SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE.

Territorio

Fonte di finanziamento - Costo
€ 149.391,63
Fondi Strutturali: FSE

Data inizio
Novembre/2012

Data fine
Maggio/2014

Referente progetto (nominativo, email, telefono)
Nome: Maria
Cognome: Monfredini
E-mail: maria.monfredini@comune.vercelli.it
Telefono: 0161/596516

DESCRIZIONE DEL PROGETTO:

Contesto e problema
Il progetto Saida è nato come risposta alle seguenti problematiche presenti nel contesto di realizzazione: • presenza di condizioni della donna sola sia italiana che straniera che spesso costituisce una famiglia mono genitoriale con minori a carico, che teme l’avvicinamento dei servizi sociali a causa dei pregiudizi e delle leggende metropolitane sull’allontanamento dei minori dal nucleo da parte dei servizi medesimi; • difficoltà per la donna che subisce maltrattamenti, violenza domestica e tratta ad uscire dal nucleo famigliare, ritrovare una propria indipendenza, psicologia ed economica ma anche di dignità e diritto ad esistere. • mancanza o scarsità di lavoro connessa alle maggiori difficoltà che devono sopportare le donne con minori a carico e spesso prive di una rete parentale disponibile; • la mancanza di lavoro per periodi prolungati accresce le difficoltà economiche che sfociano in morosità, sfratti e necessità di reperimento di nuove sistemazioni abitative. • risulta confermato il dato che il maltrattamento sulle donne esiste soprattutto all’interno della famiglia e che quindi la violenza di genere è un fenomeno insito nel sistema di dominio che regola i rapporti tra i sessi. • paura, non volersi sentirsi responsabili della rottura della famiglia, solitudine, abbandono da parte della rete parentale e amici sono le cause delle difficoltà espresse dalle donne che si sono proposte per la essere inserite nel progetto. La differenza di genere permane e si riscontra in ambito economico, culturale e nel quotidiano e l’esclusione delle donne da certi processi produttivi e sempre più evidente e grave nel caso di situazioni di maltrattamento e tratta.

Obiettivi
L'obiettivo generale del progetto è quello di favorire l’autonomizzazione sociale ed economica dei nuclei monogenitoriali composti da donne vittime di violenza e/tratta, sole con i figli. Nello specifico si vuole fornire loro competenze di base spendibili nel mondo del lavoro attraverso percorsi di formazione e tirocinio; fare in modo che le donne si identifichino come gruppo di persone che interagiscono insieme e che siano portate a cooperare insieme, produrre idee e progettare di gruppo il loro futuro lavorativo; favorire l'acquisizione di competenze specifiche per l'autoimprenditoria con un percorso di formazione dedicato all'autoimpiego ed al microcredito.

Attività
Le attività sono state suddivise in formazione teorica d’aula, sia iniziale sia in itinere del percorso, ed in formazione pratica in laboratorio della durata di 6 mesi (tirocinio). Per la formazione d’aula sono state utilizzate metodologie che hanno tenuto conto del livello, delle capacità e delle conoscenze linguistiche delle partecipanti; le tematiche trattate sono:  la ricostruzione e la valorizzazione della propria “biografia dell’apprendimento”;  il recupero dell’autostima: rilevazione punti di forza e punti critici individuali. Imparare a porsi obiettivi;  lo sviluppo dell’autonomia personale attraverso la rilevazione delle aspettative e dei progetti professionali. Le pari opportunità sul lavoro e nella società.  orientamento e accompagnamento: la capacità di stare con gli altri e di gestire le proprie emozioni.  Il rinforzo delle competenze  le attività propedeutiche ai percorsi formativi per l’auto impiego e il microcredito l’organizzazione di un’attività lavorativa: norme e prassi. come si progetta un’attività im-prenditoriale. Nozioni di carattere economico aziendale e giuridico. I principali riferimenti nella società.  il bilancio delle competenze e bilancio di prossimità. Riguardo alla formazione pratica è stato attivato un tirocinio (i laboratori on the job) all’interno di un laboratorio dotato di tutte le strumentazioni necessarie all’apprendimento delle tecniche di piccola sartoria.

Risultati raggiunti
Diretti: Al progetto hanno partecipato 11 donne che grazie al percorso hanno ottenuto i seguenti risultati: • la percezione di sé come vittima • la giustificazione della violenza • la responsabilità della violenza • riconoscimento di un ruolo sociale e produttivo • acquisizione di capacità/tecniche di piccola sartoria che consentirà loro una migliore opportunità di inserirsi nel mercato del lavoro • voglia di mettersi in gioco a supporto di altre donne volontariato Nella serata di venerdì 9 maggio, nella sala dell’Istituto Faccio di Vercelli, si è svolta la conferenza conclusiva di questo percorso, a cui è seguita la sfilata della creazioni realizzate dalle partecipanti.

Elementi di successo
L’elemento innovativo del progetto è la creazione di un gruppo con duplice valenza, da una parte inteso come gruppo di lavoro che ha permesso a ciascuna donna di confrontarsi e di accrescere le proprie abilità e competenze professionali attraverso il confronto reciproco, dall’altra come gruppo di supporto in grado di rispondere ai bisogni di affiliazione e condivisione insiti in ogni persona, promuovendo contesti di sostegno che facilitano l’adattamento e generano il senso di comunità. Le donne che sono state aiutate dal progetto, a riprova del successo raggiunto, ora stanno costituendo un’associazione per aiutare altre donne che possano fidarsi della loro esperienza e possano avvicinarsi ai servizi per il fronteggiamento dell’emergenza senza umiliazione o sentimenti che facciano sentire inadeguate proprio le vittime della violenza.

Elementi di criticità
Un punto “debole” del progetto, anche se non strettamente collegato alla sostenibilità della rete dei partner, è costituito dalla raccolta e analisi sistematica, omogenea e integrata dei dati disponibili in merito al fenomeno del maltrattamento e tratta. Tali dati provengono da fonti diverse e sono utilizzati per individuare il target del progetto. Sarebbe necessario basarsi sull’utilizzo di strumenti operativi condivisi e sull’individuazione nel territorio di un unico centro di raccolto condiviso e riconosciuto. Nel corso del progetto sono, infatti, emersi pubblicamente dati quantitativi diversi sul fenomeno non sempre paragonabili proficuamente tra loro.




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